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Non so voi, ma io sono una persona che si annoia in fretta, ho uno spirito indisciplinato che cerco di domare in tutti in modi ma puntualmente ogni parte di me, se ripeto le stesse azioni per troppo tempo, mi fa desiderare di cambiare prospettiva o di sperimentare altro. Lo sanno bene i miei figli quando dico “Da oggi si farà così. Punto e basta!” e immancabilmente dopo una settimana si cambia ancora tutto. Lo sanno bene i gestori di palestre che mi hanno visto sottoscrivere abbonamenti annuali piena di buoni propositi per ritrovarmi a preferire una biciclettata all’aria aperta che mi convincevo essere più performante del correre sul tapis roulant. Combatto da una vita contro la mia volubilità e la mia scarsa capacità di concentrarmi.
Imputo a questo il motivo per cui sono l’antishopping. Io nei negozi perdo l’orientamento, mi viene mal di testa e non capisco più cosa mi piace e cosa no: “Ma è bello solo perché è sul manichino taglia 36 o mi piace davvero?”. Sarei la cliente ideale di quelle boutique vecchio stile in cui al posto di commesse stressate (perché sottopagate e con turni massacranti) ci sono quelle donne che mangiano pane e riviste di moda, che hanno un senso del gusto innato e ti creano degli outfit su misura illuminando le tue scelte come un faro nella notte: “Hai ragione! Mi sta davvero bene!”. “Sono 743 euro cara.”
Ok. Ritorniamo con i piedi per terra. Dopo aver scandagliato 4 punti vendita delle solite multinazionali, torno a casa sconfitta, col quel paio di jeans che già so indosserò meno del vecchio, che rimane sempre il migliore, e un gran mal di testa: è difficile rimanere illesa dopo una valanga di stimoli acustici e visivi.
Prendo atto che l’odierna società occidentale non è impostata sulla mia filosofia di vita. Certo dovrò pur vestirmi ma ho un estremo bisogno di riconnettermi puntualmente con la mia vera natura.
Lo shopping che preferisco è quello alle bancarelle di ortofrutta di un mercato con i miei vecchi pantaloni comodi e con un libro in borsa che pregusto di leggere quanto prima all’ombra di un albero.
Un pensiero tanto semplice quanto utopistico. Chi ha dei figli piccoli sa che la spesa la fa al super, trascinandosi i pargoli lagnanti perché in preda a qualche protesta e i libri sono solo dei soprammobili da spolverare.
Eh no. Io non ci sto. Non aspetterò che la vita passi per poter vivere davvero. Il tempo di fare tutte queste cose è ora e, vi sembrerà assurdo, ma se desiderate intensamente qualcosa, magicamente trovate il tempo e le energie per realizzarla.
State full time ad una scrivania ma adorate muovervi? Non rinunciate ai vostri 20 minuti al giorno di stretching o di camminata veloce. Amate prendervi cura del vostro corpo? Permettetevi di chiudervi in bagno per un santo quarto d’ora per farvi una maschera o mettervi lo smalto; ma no una volta ogni tanto, tutti i giorni!
Siete davvero sicure di non potere? Di non riuscirci? Sentite già un ingombrante senso di colpa assalirvi da dentro? Ricordatevi che quello che agli altri sembra tempo perso, per noi è tempo guadagnato. Ogni attività che ci riporta alla nostra vera essenza, se la pratichiamo con costanza, non solo ci rilassa, ma ci fa crescere. Cresciamo in consapevolezza, capacità di ascolto e calma interiore. Con poco riusciamo a coltivare la migliore versione di noi stesse e possiamo regalare alla nostra famiglia parole più fresche, ascolto più autentico e sorrisi più frequenti.
Certo dobbiamo scegliere, sarebbe bello ricavarsi un quarto d’ora per tutte le attività che ci appassionano, ma il tempo non è generoso con le mamme.
Fate una lista delle 5 cose (anche piccole) che vi danno gioia, vi illuminano il viso e vi accarezzano l’anima e sceglietene almeno una da fare tutti i giorni. Col tempo i bimbi impareranno a rispettare questo nostro spazio come uno spazio sacro e man mano i nostri compagni e mariti percepiranno positivamente questo desiderio di centratura, che ben poco ha a che fare con il sentimento di egoismo o strafottenza che può venirci imputato all’inizio.
Vi svelo adesso il mio rituale domestico: la cerimonia del tè. Sarà che in una scorsa vita ero giapponese o sarà che il caffè non mi ha mai attirato, sta di fatto che il mio matrimonio con il tè cominciò ai distributori di bevande alle superiori. All’epoca mi accontentavo di due dita di miscela solubile sciolta nello zucchero liquido in bicchierini di plastica, ma oggi nessuno può togliermi la mia meditazione quotidiana della preparazione del tè. Per potermi godere ogni gesto in totale calma e silenzio, dal riempire il bollitore, metterlo sul fuoco, aspettare che fischi, scegliere la mia miscela, scegliere la tazza e aspettare che il tè raffreddi, punto la sveglia 20 minuti prima. Non è sonno perso, no. È pazienza guadagnata, è acquisire energie positive.
E il sabato o la domenica, quando non devo correre a svegliarli, accade il top del top, mentre sorseggio il mio tè riesco anche ad aprire il mio libro impolverato. Non importa quanto duri quel momento (5, 10, 25 minuti) l’importante è averlo assaporato anche solo per un momento. La scelta di prendersi uno spazio intimo è la cosa più zen che una giovane mamma possa fare e ai nostri figli e compagni piacciono le mamme zen, non quelle stress, per cui sappiate che quando bevete del tè in santa pace (o vi fate una maschera) lo state facendo anche, e soprattutto, per la vostra famiglia.