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Bimbi con tanta o poca fame

Ecco un tema che porta con sé tutto il carico emotivo e culturale del nostro paese nell’atto di nutrire la propria prole. Tutt’oggi si considerano fortunate quelle mamme con figli “tritatutto” rispetto a quelle che devono rincorrerli col boccone nel cucchiaio. Ma la domanda è: è giusto rincorrerli? Ed è così auspicabile che un figlio mangi tanto?

Siccome l’argomento è delicato, ho voluto coinvolgere la Dott.ssa Cristina Berra, medico chirurgo specialista in scienze dell’alimentazione, competente sull’argomento sia per titolo, sia per esperienza, in qualità di mamma di ben 5 figlie! 

Di seguito il suo intervento (nel video l’intervista completa):

Cominciamo col dire che l’insaziabilità e l’inappetenza sono sfaccettature dello stesso problema: un cattivo rapporto col cibo. Un rapporto alterato che deriva spesso dall’incapacità di ascoltare il proprio corpo e di interpretare i suoi reali bisogni. Se un bambino non ha fame significa che quel poco che mangia gli basta, inutile forzarlo. Se un bambino mangia tanto significa che ha un buon appetito e un metabolismo veloce. Di per sé entrambe le situazioni non costituirebbero un problema, se non fosse che in tutti e due i casi è facile innescare psicologie alterate.

Tutte le attenzioni che rivolgiamo ai nostri bimbi durante il periodo dello svezzamento non dovrebbero dileguarsi andando avanti nella crescita, anzi. A livello alimentare, sarebbe ancora più importante guidare il bambino nel momento in cui entra in comunità (asilo, confronto con amichetti, abitudini diverse dei nonni) dandogli una strada da seguire. Che non vuol dire bacchettarlo con troppe regole (quello no, quell’altro ti fa male, quello poco) ma neanche diventare troppo lassisti (mangia ciò che vuoi purché mangi qualcosa).

Qualunque sia la filosofia alimentare dei genitori (onnivora, vegetariana, vegana) è importante trasferire dei buoni valori con e per il cibo, senza caricare l’atto di alimentarsi di tensioni eccessive. Noi mamme italiane siamo maestre in questo, andare nel panico ci viene naturale: “Gli ho vietato le merendine e dalla nonna le trova sempre e non so cosa fare!” o al contrario, “Tieni questa merendina, così almeno oggi mangi qualcosa”. Ed ecco come queste attenzioni deviate minano la costruzione di un approccio al cibo sano e gioioso.

Ciò che i nostri bambini assorbono di più non sono le “interferenze alimentari” esterne (merenda dall’amichetto, sgarro dai nonni, junk food dei compleanni…), bensì le abitudini in casa. Le commistioni non sono mai nocive, anzi allenano all’apertura mentale e al pensiero critico. Ma iniziare il prima possibile con una guida alimentare solida (che non significa rigida) dentro le mura domestiche, significa dare la possibilità di far riaffiorare nei bambini abitudini sane e virtuose nel lungo periodo. A quel punto potremmo sentirci più distese quando concederemo ai nostri bimbi qualche strappo alla regola, perché sappiamo che a saziarli sarà qualcos’altro di nutrizionalmente più valido. È difficile che un bambino per quanto famelico riesca a fare spazio a cioccolato e patatine dopo essersi saziato con un bel piatto di pasta e fagioli, come è difficile che i bimbi meno mangioni provino gioia di fronte ad una minestra quando sanno che se digiuni arriva loro in mano una focaccia.

Non è facile proporre cibo sano a tavola, a volte inconsciamente portiamo nel piatto le nostre resistenze, le nostre ansie, per cui benché equipaggiate di buone intenzioni, il giorno del passato di verdure o del riso coi broccoli, in casa si respira un’atmosfera molto meno festosa rispetto al giorno degli hamburger. I bambini sono come spugne, assorbono tutto. Non ci dobbiamo stupire se rifiutano un piatto cucinato col preconcetto del “Tanto non gli piacerà”.

La cosa migliore per prevenire le proteste a tavola è coinvolgerli attivamente in tutte le fasi dell’attività in cucina, dalla scelta del menu, alla spesa, alla preparazione. Solo così potranno davvero diventare consapevoli di quello che mangiano e imparano a riconoscere i cibi prima che vengano processati, facendone esperienza con la vista, con le mani e con l’olfatto, ancor prima che con la bocca. La gioia in cucina è tutto e la pazienza di noi mamme fondamentale. I bambini inappetenti non muoiono di fame se saltano un pasto perché c’era un piatto a loro sgradito e i bambini insaziabili non rischiano il sovrappeso se più che concentrarci sulla quantità di quello che mangiano, poniamo attenzione sulla qualità.

Poi c’è il movimento, fondamentale in entrambi i casi: stimola l’appetito nei bambini svogliati e brucia le calorie di quelli più voraci.

Il cibo è una gioia e una medicina, mai e poi mai dovremmo relegarlo ad una forma di premio, ricatto o compensazione emotiva. Magari alcune mamme faranno più fatica di altre, ma ricordatevi che il nostro esempio è il più grande regalo per la nostra famiglia, utile a stabilire abitudini virtuose vita natural durante.